In occasione delle recentissime elezioni regionali siciliane, il segretario PD Bersani ha parlato di "risultato storico".
Vediamolo nei dettagli:
il PARTITO DEMOCRATICO passa dal 18,8% del 2008, al 13,4. Perde dunque ben 5,4 punti di percentuale.
Ma il calo è ancora più vistoso in termini assoluti, in queste elezioni, infatti il PD ha ricevuto 257.274 voti. Nel 2008 i voti erano 505.420. Il partito democratico, dunque, ha perso per strada il 50% del suo elettorato.
I nostalgici della DC in seno al PD si sono affrettati a precisare che il risultato è da definirsi storico, perché dimostra che il PD, solo alleandosi con il centro di Casini, vince.
Naturalmente anche questa è una panzana, infatti l'attuale alleanza PD-UDC, registra un risultato complessivo del 30,5%, cioè la stessa percentuale raggiunta nel 2008 dall'alleanza di sinistra che sosteneva Anna Finocchiaro, ma le cifre cambiano in termini assoluti.
Infatti i sostenitori di Crocetta collezionano in tutto 583.547 voti, mentre i partiti che sostenevano la Finocchiaro, ne avevano ricevuti 770.059. Gli alleati di allora del PD, avevano dunque portato alla coalizione 264.639 voti, contributo comunque superiore, seppur di poco, a quello attuale dell'UDC (207.827).
I dati dimostrano comunque un'evidenza: è il PD che perde vistosamente voti e li fa perdere a chi si allea con lui (l'UDC perde 128.999 voti, un terzo circa del suo elettorato).
Ma se i voti persi dall'UDC possono passare al centro-destra (non dimentichiamo che le due maggiori formazioni di questo schieramento raccolgono un complessivo 41%), quelli negati alla svolta moderata del PD finiscono a Grillo o nell'astensione.
Questa sirena, in un clima di generale scoraggiamento, seduce certo anche una parte dell'elettorato di estrema sinistra, ma in misura minore. Infatti, malgrado il balzo astensionista e il boom di Grillo, la coalizione dell'estrema sinistra e l'Italia dei Valori, raggranellano insieme 126.491 voti, contro i 180.939 del 2008, mantenendosi stabile sul piano percentuale (6,6, il risultato è comunque dovuto sostanzialmente al balzo in avanti dell'IDV, trascinata dal recente successo di Leoluca Orlando).
Queste le cifre, a fronte delle quali, ovunque, si sostiene:
- che il PD vince, mentre arretra sia in termini assoluti che in percentuale;
- che tale supposta vittoria sia determinata dall'alleanza con l'UDC, che in realtà non aggiunge un voto, rispetto ai risultati precedenti, e perde del suo;
- che il centro-destra sia ormai residuale, mentre ha ancora risultati globalmente migliori del centro+centro-sinistra;
- che la sinistra sia ormai fuori gioco, mentre in realtà è stabile e la sua residua forza elettorale non smotta sul versante protestatario di Grillo, a differenza di quanto accadde a una parte dell'elettorato PCI, ai tempi dell'esordio della Lega.
Perché mai il sistema dei partiti (centro-destra compreso, che - pesce in barile - fa finta di dare per scontata la propria fine) e la grande stampa, da sempre asservita ai poteri forti della finanza e dell'industria, raccontino balle è facile da spiegarsi:
- i centri di decisione politica non risiedono più nelle istituzioni della democrazia, surrogate dalle tecnocrazie UE, a loro volta subalterne ai luoghi transnazionali di elaborazione strategica (Bildenberg & Co.);
- in questo contesto il governo dei tecnici non è stata un'eccezione dettata da emergenze, ma un momento pedagogico, funzionale alla trasformazione di tutta la politica in tecnica;
- ne consegue la trasformazione dei politici in grand commis del potere finanziario, cioè di funzionari la cui appartenenza a questo o a quello schieramento, poco importa, mentre conta, invece, la loro affidabilità, cioè la loro docilità alla volontà davvero sovrana. Essi sono pertanto perfettamente intercambiabili e pronti a reciproca collaborazione.
- in questa prospettiva sono auspicabili schieramenti anodini, che si ammassino al centro, ed altrettanto ambigui risultati elettorali;
- resta debolmente preferibile - nell'eventualità di una militarizzazione del conflitto sociale - l'affermazione di uno schieramento anche solo virtualmente ricollegabile alla sinistra, che renderebbe più difficile un'immediata catalizzazione della reazione popolare;
- a tal fine le organizzazioni più opportuniste della sinistra sono incentivate a presentarsi, come utili idioti, in coalizione col PD, e la lettura capziosa dei risultati elettorali serve a fornir loro un accettabile alibi.
Questa, la lettura corretta di un risultato che storico non è, ma che può essere foriero di svolte per davvero, e tragicamente, storiche.