In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

martedì 27 dicembre 2011

buon natale

Happy Christmas, Scrooge!

Quest'anno si sono spesi 400 milioni in meno per i regali.
Qualche piccolo commerciante non riuscirà a rientrare dal fido e la banca lo farà fallire.
Loro, le banche italiane, hanno invece ricevuto in prestito 116 miliardi dalla BCE.
Un prestito triennale, all' interesse dell'1%.
Lo garantiscono con titoli di stato che hanno il 6% di rendimento.
In tre anni ci guadagneranno il 15%, Oltre 16 miliardi.
Li risparmieremo noi, a Natale, per i prossimi 40 anni.

sabato 17 dicembre 2011

Cédric Durand
Debito, fin dove?
http://www.contretemps.eu/interventions/dette-jusquo%C3%B9-0 - _ftnref6


Debito, parola pesante. Parola che mescola in maniera inestricabile giudizi morali e finanziari … Il Tedesco è lingua eloquente, perché utilizza lo stesso vocabolo, Schuld, sia per dire  debito, che colpa. E anche gli antropologi possono dirci molto, a riguardo.
leggi tutto

http://errimatt.blogspot.com/p/contretemps.html

lunedì 12 dicembre 2011

martedì 6 dicembre 2011

TRAGEDIA DI UN CARNEVALE BORGHESE

All’indomani della guerra di Liberazione, molti giovani intellettuali di estrazione borghese pensarono, in tutta sincerità, di essere comunisti.
Il gruppo dirigente del partito, formatosi in decenni di esilio, confino, carcere,  lager e guerra partigiana, ebbe a dubitarne. Pensò, non senza ragione, che su di essi si esercitasse il fascino che derivava dall’esser stati, i comunisti, i più coerenti e strenui oppositori del regime fascista, ma che tale infatuazione potesse rivelarsi volatile, nel momento in cui, riconquistata la libertà, le suggestive sirene del pensiero borghese avessero ricominciato a cantare.
Si corse dunque ai ripari, approntando strumenti di diffusione a diversi livelli («Società», «Rinascita») ed editando d’urgenza i quaderni di Gramsci, nel cui pensiero, maggiormente modellato sulla modernità, rispetto a Marx ed Engels, e al contempo meno schematico del meccanicistico diamat staliniano, si dovevano trovare gli anticorpi per reagire all’inevitabile contrattacco del nemico di classe sul fronte culturale.
Due, in quel momento, erano le principali minacce: Benedetto Croce, sul cui magistero  traluceva l’aura dell’esser stata, la sua, l’unica voce critica (e autorizzata) del trascorso ventennio, e Jean Paul Sartre, che al prestigio della partecipazione alla Resistenza, associava la seduzione esercitata dall’endemica propensione al cosmopolitismo degli intellettuali italiani.
Il bilancio dell’ operazione Gramsci [con dichiarato riferimento a: Francesca Chiarotto, Operazione Gramsci. Alla conquista degli intellettuali nell'Italia del dopoguerra, Bruno Mondadori] è, qui, estremamente sommario: se, da un lato contribuì, con il concorso del cambiamento di linguaggio indotto dalla nascente società dei consumi, a rendere inattuale, e a ridurre a nicchie di testimonianza, l’idealismo laico crociano, dall’altro, approdò ad un onorevole armistizio nei confronti dell’esistenzialismo, la cui fortuna carsica doveva godere dell’innegabile credito morale di Sartre, poi ulteriormente ampliato dalla coerente e coraggiosa posizione assunta negli anni della guerra di Algeria.
Intendo dire che tra gli intellettuali, anche dichiaratamente comunisti, italiani non fu mai presa sul serio – e se mai, messa in burletta – la definizione (del resto, attribuita con una certa imprecisione) di György Lukács, per il quale l’esistenzialismo sarebbe stato il carnevale permanente dell’interiorità feticizzata.
Ora, tale definizione mi è tornata in mente – applicata al suo corretto dominio, il pensiero della novecentesca età della Krisis – a proposito della morte di Lucio Magri.
Nel revival dei torbidi chiaroscuri nietzschiani, in cui il soggetto accampa i suoi diritti, magari contro l’apodittica oggettività dei processi di Mosca e di Praga, si è annidato infatti il tarlo che ha riportato all’egemonia, all’interno dello schieramento di sinistra, il pensiero borghese. Disgiungere, malgrado i suggerimenti di Merleau-Ponty, l’umanesimo dal terrore, serve a rimettere al centro del mondo l’individuo e a reiterare, quindi, la rivoluzione della borghesia (che, pure, sul terrore, assunto addirittura a periodizzazione storica, si è fondata). 
La morte ha però resistito alla pretesa dei lumi di razionalizzare e dominare l’intera natura e l’ottimistica ipotesi di Condorcet – Sarebbe assurdo supporre …che debba giungere un tempo in cui la morte sarebbe soltanto l’effetto  di accidenti straordinari, o della distruzione sempre più lenta delle forze vitali; e da ultimo che la durata dell’intervallo medio tra la nascita e quella distruzione non abbia essa stessa alcun termine assegnato? – non si è realizzata e, probabilmente non si realizzerà mai, un estremo limite si oppone alla pretesa onnipotenza dell’uomo.
Rispetto a questo scacco delle magnifiche sorti e progressive, il pensiero illuminato ha reagito decostruendo il senso sociale della morte, per confinarla nel novero degli incidenti individuali, in perfetta consonanza con gli scopi delle moderne società d’assicurazione.
Questa tattica di rimozione e occultamento, estesa a tutta la partita del sacro, ha funzionato, per un certo periodo, come può funzionare, per la casalinga pigra, il trucco di scopare la polvere sotto il tappeto.
Addomesticata da mezzo secolo di pace e welfare, la componente istintuale, il nostro substrato più antico, in cui sedimenta il pensiero magico, ha taciuto, o quasi, ma si è prontamente risvegliata nel momento in cui, affermata la dittatura del libero mercato, alla politica è rimasta riservata unicamente la dimensione residuale del simbolico.
La terra, il sangue e dio, sono immediatamente ritornati ad essere temi di mobilitazione delle masse.
Solo una modesta frazione della sinistra, e con mille ambivalenze, ha perseverato nel suo compito storico: palesare l’ingannevole natura di conflitti centrati su fantasmi sovrastrutturali,  decifrando le trasformazioni di struttura che essi celano.
La gran parte si è invece dislocata nel nuovo ambito dello scontro simbolico, assumendo posizioni solo apparentemente antagoniste, basate sul semplicistico criterio del rovesciamento delle altrui posizioni, che non sempre danno fedelmente conto del piano che il capitale persegue a medio e lungo termine.
In particolare, su alcune questioni di bioetica, l’intero ventaglio della sinistra si è appiattito sulle facili posizioni del cosiddetto laicismo (in realtà inteso, quasi esclusivamente, come sistematica critica alle gerarchie cattoliche), con conseguente accettazione, per quanto riguarda l’uomo, di pratiche che vengono rifiutate per animali, vegetali e ambienti fisici.
Così facendo si incorre in un doppio errore, da una parte si considera, per metodo, regressiva ogni difesa della tradizione, cosa non sempre vera, dall’altra si perdono di vista i laicissimi interessi  dell’industria farmaceutica e del commercio d’organi.
Sulla morte, è evidente il rovesciamento di posizione rispetto all’abituale atteggiamento di contrasto del programma capitalista di dominio della natura. Qui, sottrarsi alla logica naturale sembra lecito.
E poiché non sembra attuabile il vecchio piano di Sisifo, di beffare la morte, sottraendovisi, come premio di consolazione si propone di canzonarla, anticipandola.
Torniamo dunque alla tragica fine di Lucio Magri, per cercare di fare un ragionamento.
Intanto è fuori di dubbio che Magri, come qualsiasi persona di maggior età, aveva il diritto di disporre di sé. Il dibattito, se mai, attiene alla condotta della clinica svizzera in cui si è consumata la sua fine.
C’è chi ne apologizza il comportamento, ha fornito il servizio richiesto. Questa posizione trascura una questione delicata: fermo restante il diritto di un adulto di drogarsi, prostituirsi o uccidersi, siamo stati per molto tempo abituati a considerare, invece, uno sfruttamento penalmente punibile, l’eventuale lucro di altri su tali scelte. Dobbiamo ricrederci?
Ma, si obbietta, la clinica ha preteso da Magri un certificato che attestasse uno stato patologico particolare.
Trascuriamo il fatto che la diagnosi in oggetto evidenziava una depressione (di cui, nel mondo, soffrono 121 milioni di persone) e prendiamola per buona, ma ci rendiamo conto che questa pretesa di oggettivizzare una condizione soggettiva, ci riporta dritto dritto, pur con altre parole alla nozione di vita che non val la pena di essere vissuta?
Ricordiamo anche chi l’aveva teorizzata.
Inutile dire che il fatto che la decisione sia riservata all’interessato, piuttosto che a una commissione di medici, non sposta di un millimetro la questione. (Ma allora, perché serve un certificato?)
Utile, invece, dire, che una volta stabilito il principio di base, i dettagli possono cambiare, e che negli scenari economici venturi potrebbe cambiare sia la titolarità della scelta, che la facoltatività dell’operazione.
Non sarebbe la prima volta che la destra spalancherebbe porte improvvidamente socchiuse dalla sinistra. Del resto, anche il programma nazista di eliminazione dei minorati aveva preso l’avvio dal lavoro dei più laici, positivisti e progressisti psichiatri tedeschi.
In ogni caso la sinistra, intrigandosi in queste questioni, si trova a parodiare il comportamento della chiesa d’antan, che invece di propugnare soluzioni per rendere meno grama la vita, consolavano il popolo con la prospettiva della buona morte.
Se dunque rispettiamo la resa di un uomo stanco e malato, la nostra condanna nei confronti di cinici apparati mossi unicamente dalla prospettiva del profitto è totale, così come senza mezzi termini disapproviamo quegli atteggiamenti teorici che, enfatizzando l’io dell’individuo a detrimento del suo essere sociale, incoraggiano queste scelte.
La morte,  significante senza significato, dovrebbe indurci alla discrezione di Wittgenstein, di ciò di cui non si può parlare, occorre tacere.






 
 
  


giovedì 24 novembre 2011

chi è il padrone di bankitalia?

di banche occorrerà parlar tanto.
cominciamo con la Banca d'Italia:

http://giuseppe-veronica.blogspot.com/

martedì 22 novembre 2011

la finanza al potere

Per molto tempo ci siamo illusi che la P2 fosse un fenomeno nazionale animato dai rottami della repubblica di salò.
Era invece l'avanguardia di una rispettabile massoneria in doppiopetto.
Su PIAZZALE LORETO:
L'irresistibile ascesa di Mario Monti
http://giuseppe-veronica.blogspot.com/p/lirresistibile-ascesa-di-mario-monti-co.html

venerdì 18 novembre 2011

bella ciao

LA GENTE E IL POPOLO
commemorazione della Liberazione a Castelletto Ticino (no)
25 aprile 2010


http://giuseppe-veronica.blogspot.com/p/25-aprile-2010.html

pinacoteche

i funerali di un anarchico e le ombre del 900 - l'ultimo bacio e l'antropologia dell'adulterio
passeggiate in una galleria d'arte di provincia


LE PASSEGGIATE ALLA GIANNONI

SI SONO TRASFERITE:
http://grancaffe900.blogspot.com/

giovedì 17 novembre 2011

A.·.G.·.D.·.G.·.A.·.D.·.U.·.


ESAURITO IL LORO COMPITO, LA MASSONERIA DEI GALANTUOMINI LICENZIA GLI SQUADRISTI DELLA P2
Palazzo Giustiniani è un palazzo di, Roma in via della Dogana Vecchia, nel.palazzo hanno sede l'apparta- mento di rappresentanza del Presidente del Senato, la sala Zuccari, gli uffici dei senatori eletti e a vita, dei presidenti emeriti del Senato, alcuni servizi ed uffici dell'amministrazione. Dal 1901 al 1985 è stato anche la sede dell'organizzazione massonica del Grande Oriente d’Italia.
Mario Monti si sente come a casa sua.
L’elenco degli italiani che hanno partecipato almeno una volta al gruppo Bildeberg, la loggia massonica più potente al mondo, comprende 43 nomi.
Di seguito il nome e il cognome dei soci e la carica che ricoprivano al momento della partecipazione alla lobby. Sono tutti interessanti, abbiamo evidenziato quelli che decideranno per noi nei prossimi mesi.
AGNELLI GIOVANNI, Presidente Gruppo Fiat
AGNELLI UMBERTO, Presidente Gruppo Fiat
AMBROSETTI ALFREDO, Presidente Gruppo Ambrosetti
BERNABE’ FRANCO, Ufficio italiano per la Ricostruzione nei Balcani
BONINO EMMA, Membro della Commissione Europea
CANTONI GIAMPIERO Presidente BNL
CARACCIOLO LUCIO, Direttore Limes
CAVALCHINI LUIGI, Unione Europea
CERETELLLI ADRIANA, Giornalista, Bruxelles
CIPOLLETTA INNOCENZO, Direttore Generale Confindustria
CITTADINI CESI GIANCARLO, Diplomatico USA
DE BENEDETTI RODOLFO, CIR
DE BORTOLI FERRUCCIO, RCS libri
DE MICHELIS GIANNI, Ministro degli Affari Esteri
DRAGHI MARIO, Direttore Min. Tesoro
FRESCO PAOLO, Presidente Gruppo FIAT
GALATERI GABRIELE, Mediobanca
GIAVAZZI FRANCESCO, Dicente Economia Bocconi
LA MALFA GIORGIO, Segretario nazionale PRI
MARTELLI CLAUDIO, Deputato – Ministero Grazia e Giustizia
MASERA RAINER, Direttore generale IMI
MERLINI CESARE, Vicepresidente Council for the United States and Italy
MONTI MARIO, Commissione Europea
PADOA SCHIOPPA TOMMASO, BCE Banca Centrale Europea
PASSERA CORRADO, Banca Intesa
PRODI ROMANO, Presidente UE
PROFUMO ALESSANDRO, Credito Italiano
RIOTTA GIANNI, Editorialista La Stampa
ROGNONI VIRGINIO, Ministero della Difesa
ROMANO SERGIO, Editorialista La Stampa
ROSSELLA CARLO, Editorialista La Stampa
RUGGIERO RENATO, Vicepresidente Schroder Salomon Smith Barney
SCARONI PAOLO, ENEL Spa
SILVESTRI STEFANO, Istituto Affari Internazionali
SINISCALCO DOMENICO, Direttore Generale Ministero Economia
SPINELLI BARBARA, Corrispondente da Parigi – La Stampa
STILLE UGO, Corriere della Sera
TREMONTI GIULIO, Ministro dell’Economia
TRONCHETTI PROVERA MARCO, Pirelli Spa
nome eliminato in seguito a questa diffida, pervenuta ad altro sito, a cui ci adeguiamo
[Ho ricevuto mandato dall’On. Walter Veltroni di diffidarVi all’immediata rimozione del Suo nome dall’elenco sopra pubblicato, in quanto falso e profondamente lesivo del suo onore e della sua reputazione. Infatti lo stesso non ha mai partecipato al “gruppo Bildeberg”, nè è mai appartenuto ad alcuna loggia massonica o organizzazione segreta. Vi invito, pertanto, ad escludere il nome di Walter Veltroni dall’elenco indicato e a ripristinare la verità dei fatti, informandoVi che in caso contrario sarò costretto, mio malgrado, a tutelare i diritti del mio assistito nelle sedi competenti. Avv. Luca Petrucci]
VISCO IGNAZIO, Banca d’Italia
VITTORINO ANTONIO, Commissione Giustizia UE
ZANNONI PAOLO, Manager gruppo FIAT
Mario Monti e Franco Bernabè sono attualmente membri della governance del Bildberg
http://www.bilderbergmeetings.org/governance.html

una lettera non pubblicata

[lettera a il manifesto, 6 ottobre 2011]

MODESTA PROPOSTA PER SCATENARE UNA RIVOLUZIONE RAPIDA, DEFINITIVA E GLOBALE


La manovra finanziaria varata dal Governo Berlusconi è evidentemente iniqua. Lo stipendio del dipendente statale resterà fermo per tre anni, mentre il suo padrone di casa continuerà ad applicare periodicamente l’adeguamento ISTAT.

I tre soggetti che pagheranno i costi della crisi sono: evasori fiscali, falsi invalidi, pubblico impiego. Dunque quest’ultimo è assimilato a due categorie illegali di parassiti.

Ne consegue che non solo i dipendenti pubblici devono soggettivamente sentirsi sciolti, per la manifesta disparità di trattamento, dal contratto sociale, ma che lo sono anche dal punto di vista oggettivo, perché parificati ad elementi antisociali.

Essi devono dunque prenderne atto e procedere al compito storico a cui immeritatamente sono stati chiamati: scatenare la rivoluzione.

Si propone qui di seguito un metodo facile, indolore, efficace e globale, giusto, anche divertente - per alcuni aspetti di paradosso – e pur tuttavia responsabile.

Facile. Stabilito il giorno dello sciopero generale della categoria, in luogo dei tradizionali cortei rituali, verranno organizzate disciplinate code dei lavoratori davanti alle banche in cui essi hanno il loro conto corrente, con lo scopo dichiarato e manifesto di chiudere tali conti.

Indolore. Tale decisione non comporta alcun danno per la grande maggioranza dei lavoratori che deposita in banca, per abitudine - o per comodità di poco conto - uno stipendio destinato allo stillicidio completo, o produttivo di un risparmio irrisorio. Non solo, in tempi grami potrà essere vantaggioso: infatti se un creditore impaziente volesse rivalersi su uno stipendio, potrà farlo solo con procedure che comportano un automatico rateizzo (prelievo del quinto), ma una volta depositato sul c/c, lo stipendio, divenuto automaticamente risparmio, è pignorabile in toto.

Efficace e globale. Nell’arco di una mezza giornata fallirà il sistema bancario nazionale e nel volgere di 72 ore lo seguirà il resto della finanza mondiale.

Giusto. Un’interessata pruderie ha di recente sostituito il termine risparmiatore a quello più corretto di speculatore. Con l’evocare l’immagine di parsimoniose ed innocue vecchiette, si vuole ovviamente stornare il sospetto che ci siano dei veri responsabili della crisi. In ogni caso il fallimento del sistema finanziario mondiale li colpirà inesorabilmente, comunque li si voglia chiamare.

Divertente. Di norma le rivoluzioni comportano l’uso del coraggio e della forza dei rivoluzionari. In questo caso, però, si utilizzerà la vigliaccheria e la forza dei controrivoluzionari. Infatti, allorquando accenneremo a mettere in atto il nostro proposito, subito saremo preceduti da reddittieri, evasori, elusori, speculatori, strozzini e profittatori di regime, che si affanneranno, onde mettere al sicuro un bottino ormai inutile, a scannare la vacca che di norma mungevano.

Responsabile. Ci ritroveremo di certo tra macerie, e questo sarà lo spauracchio che verrà agitato – anche a sinistra – da miopi o ipocrite vestali. Ma è uno spauracchio fasullo. L’attuale politica del tirare a campare, dragando le risorse e comprimendo progressivamente i ceti e i popoli più deboli, ha infatti limiti fisici che non permettono di andare oltre il prossimo quinquennio.

Poi, l’unica soluzione sarà la guerra e ci ritroveremo così tra ben peggiori macerie, tutti con almeno un morto da piangere.

Se invece assumiamo la prospettiva di farla finalmente finita con quella diabolica sopravvivenza medievale che è il sistema bancario internazionale, ci ritroveremo senza cartamoneta, ma ancora col bisogno di mangiar pane, curare i malati, seppellire i morti, imparare a leggere, ascoltare una canzone … Ci resterà, insomma, la ricchezza concreta e insopprimibile del lavoro, per il quale ci ingegneremo a trovare più ragionevoli strumenti di scambio.

madonna di comerzo

in libreria:
marco peressi
madonna di comerzo
aljon Editrice 2011
€ 12