In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

domenica 7 dicembre 2014

miseria della pedagogia progressista

La scuola italiana va come è sempre andata, fatta su misura per la borghesia, tale è restata e i bambini dei poveri, generalmente, sono asini per i suoi parametri di giudizio.
Una volta li bocciavamo, adesso li promuoviamo, ma il risultato non cambia, se n'era già accorto don Milani.
L'unica variante è che mamme in relative carriera e babbi (si dice) assenti o regrediti all'infanzia, hanno riempito di asini anche la piccola e media borghesia.
Per loro, comunque è stata trovata la soluzione, sfruttando un disturbo certamente esistente, ma inflazionato da una interessata lobby, il DSA, tutti gli asinelli borghesi, complice la condiscendente sanità privata, sono stati dotati di una patente che garantisce loro l'accesso, con poco sforzo, ai più alti gradi d'istruzione.
Per i poveri, è stata inventata un'imitazione, un certificato quasi uguale, come le borse di Vuitton che vendono gli ambulanti senegalesi, ma completamente inutile, il BES.
Il BES non ti esonera da niente, ma ti scheda a partire dalla scuola dell'infanzia.
L'idea, ormai manifesta, è quella di andare verso un duplice sistema, istruzione per i meritevoli, addestramento professionale per gli altri. Un passo avanti che ci riporta al 1961, centenario dell'unità nazionale e ultimo anno di vita delle scuole d'avviamento al lavoro, abolite l'anno successivo dalla scuola media unica.
Se una differenza la si vuole trovare, sta nel fatto che la selezione non è più affidata all'esame d'ammissione, al termine del ciclo elementare, ma all'ingresso in scuola dell'infanzia.
Tacciono, gli insegnanti e i genitori progressisti, annichiliti dalla potenza di una tecnica che scambiano per scienza.
E quando parlano, fanno rimpiangere il loro silenzio.
Quando, infatti, per differenziarsi, si scervellano per trovare un'alternativa, sparano cazzate.
L'immagine qui riprodotta non è tratta, come sembrerebbe, da un libro pedopornografico, bensì da Lisa & Jan, manuale d'educazione sessuale già adottato negli asili della Svizzera italiana.
A quanto pare, non si è trovato altro modo, per contrastare radicati atteggiamenti discriminatori nei riguardi dell'omosessualità, che farne l'apologia. Non esistono più le mezze stagioni.
Anche da noi se ne parla, con le varie proposte di istituire veri e propri corsi di educazione sentimentale nelle scuole. L'intenzione (di buone intenzioni è lastricata la via dell'inferno) è quella di un'educazione sentimentale progressista, senza pensare che l'idea stessa di etica di stato, che la giustificherebbe, non può mai essere progressista.
Ma crede davvero, l'opinione pubblica d'avanguardia, che queste cose servano? 
No, non ci crede per niente, ma spera che dia fastidio a qualcuno. L'unico modo per rinserrare le fila, quando non si è capaci di proporre obiettivi concreti, è quello di crearsi dei nemici e di rifugiarsi nell'appartenenza, modellata sul tifo calcistico, che potrà diventare utile nel quadro semplificato di una democrazia bipolare.

Le feste sono un altro esempio della schizofrenia del pensiero progressista piccolo borghese.
A novembre, infatti, seppellito il patrimonio di tradizioni popolari sulla festa dei morti, si è disponibili a dar via libera a un allogeno festival macabro, Halloween, in cui l'irrazionale è stemperato nella gran cagnara di un Carnevale ben poco eversivo. E' la terza festa per giro d'affari in Italia.
A Natale, invece, torna prepotentemente l'afflato razionalista, che però assume forme ridicole.
Si dichiara perciò guerra al presepe e a Gesù bambino, invocando il monopolio dell'albero e di Babbo Natale.
Razionalismo singolare, giacché propone l'archiviazione di un avvenimento storico - su cui si basa il computo degli anni di tutto il mondo - e di cui si potrebbe dare una lettura laica, in favore di un personaggio tutto evidentemente collocato nel mondo magico e che deve alla Coca Cola la sua popolarità.
Nell'un caso e nell'altro, l'opzione è per il circuito commerciale. Ci si fa dettar l'agenda dalle multinazionali.
Ma chi sostiene queste posizioni non lo sa, o non ci pensa, il suo scopo, infatti è unicamente quello di dar fastidio ai cattolici.
I mangiapreti hanno padri nobili - Cavour, Vittorio Emanuele II - ma non precisamente proletari.
Nella scuola, comunque, chi sostiene queste posizioni, o non c'è, o ci viene distrattamente, in caso contrario si sarebbe accorto che negli ultimi vent'anni gli insegnanti cattolici (intendo, cattolici militanti) sono stati l'unico baluardo a tentare di arginare la puzza al naso del rinascente perbenismo e il criptorazzismo (io-non-sono-razzista-però...) che ha contagiato quote crescenti della vecchia sinistra magistrale.
Con i cattolici, quindi, io non ci litigo, anche perché hanno ragioni da vendere su molte questioni, eticamente sensibili, su cui il progresso teleguidato dalle corporations suggerisce soluzioni disumanizzanti delle quali si fatica a nascondere la primogenitura nazista.

Eppure, ci sarebbero un sacco di cose da fare e da proporre, in luogo di queste idiozie.
Anche senza sforzarsi troppo per arrivare a una più fondata e incisiva proposta collettiva che rimetta al centro le funzioni di una scuola intesa come fabbrica della (vera) uguaglianza, si potrebbe cominciare a guardarsi intorno e scegliere, con un po' più di cognizione, dal mercato stesso.
Io ci ho provato e come strenna natalizia propongo due libri che, con un po' di pazienza, potete tradurre e adattare ai vostri figli o alunni.
Annelise Heurtier, Combien de terre faut-il à un homme ? illustrato da Raphaël Urwiller, editore Thierry Magnier.
Tratto da una novella di Tolstoi, il libro racconta i brutti scherzi che può fare uno smodato desiderio di possesso.
Una prima riflessione sul dilemma essere/avere, la cui errata soluzione porta ad atteggiamenti devianti tanto chi può aver tutto, quanto chi può permettersi poco.
Monique Pinçon-Charlot e Michel Pinçon, Pourquoi les riches sont-ils de plus en plus riches et les pauvres de plus en plus pauvres ? illustrato da Étienne Lécroart, edizioni La Ville Brule.
Si tratta di un primo manuale di pensiero critico che spiega con precisione, e senza forzature ideologiche, i meccanismi di formazione e riproduzione delle élite.
E' un utile strumento per sollecitare autocritiche e autodifese volte al ridimensionamento di livelli d'autostima enfatizzati o depressi.
Certo, cercare, analizzare, tradurre e adattare questi contenuti è un tantino più complicato e faticoso che non proibire il presepe, rivoltando come un guanto l'atteggiamento non proprio progressista dei preti di una volta.
Ma ne vale la pena.
Buon Natale. 



venerdì 21 novembre 2014

domenica 16 novembre 2014

L'uomo nuovo. Propaganda sociale in URSS

L'alcolismo
Sport, non spriz!
Basta!
Cosa si può comprare al posto di un litro di vodka
la prostituzione
Stop!
l'emancipazione femminile
Donna! Impara a leggere!
Abbasso la schiavitù della cucina!
No al teppismo contro l'emancipazione!
educazione stradale
Infrangere le regole è rischiare la vita
igiene
Lava le mani dopo il lavoro e prima di mangiare
Dopo il lavoro, il bagno
l'educazione fisica
Tenersi in forma!
Gioventù, allo stadio!
Vuole diventare forte come un treno!
turismo di massa
Anche in un sol un giorno si può fare del turismo
Fai il turista! Esplora i tuoi dintorni!
nuove professioni e professioni sociali
Gioventù in aeroplano 
Onore e gloria ai medici rurali!
Onore e gloria ai maestri!
Cultura del servizio, soddisfare i clienti!
Entra a far parte dei volontari antincendio!
lotta all'analfabetismo e progresso culturale
Tutti in biblioteca!
Una buona biblioteca in ogni villaggio.

il fumo
Qui non si può fumare
Il nostro ultimatum agli adulti!

Centinaia di milioni di rubli in fumo. 
Ah, la nicotina!
la famiglia
L'onore della famiglia è un valore!


venerdì 14 novembre 2014

sabato 1 novembre 2014

La Toussaint rouge

1 novembre 1954
Il FLN algerino comincia ad agire con una serie di attentati e di attacchi armati. Comincia la Guerra d'Algeria.








domenica 26 ottobre 2014

i bunker di Mussolini

Uno stretto corridoio, lungo di più di 60 metri con un'entrata fino a ieri confusa tra gli alberi. Dentro, appena un paio di nicchie dove ancora oggi si possono vedere uno scrittoio, una branda per appoggiare i bambini, un gabinetto di decenza e un telefono per comunicare con l'esterno. Ma anche un sofisticato impianto di aerazione e filtraggio, in grado di garantire ossigeno a 15 persone per 3-6 ore, più porte antigas e antisoffio Qui Benito Mussolini pensava di ripararsi dai primi attacchi della guerra, nel primo rifugio bellico allestito sin dal 1940 nella sua residenza di Villa Torlonia (dove visse dal '29 al '43), che da oggi apre per la prima volta le ''porte'' al pubblico, in un percorso che dopo sei anni di chiusura recupera anche gli altri due bunker, ricavati successivamente sotto al Casino Nobile.