In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

lunedì 4 gennaio 2021

Mamma mia dammi cento lire

 Emigrazione italiana oggi.


Secondo il "Rapporto Italiani nel Mondo 2011" realizzato della Fondazione Migrantes, che fa capo alla CEI: «Gli italiani residenti all'estero al 31 dicembre 2010 risultavano 4.115.235 (il 47,8% sono donne).La comunità italiana emigrata continua ad aumentare sia per nuove partenze, che proseguono, sia per crescita interna (allargamento delle famiglie o persone che acquistano la cittadinanza per discendenza). L'emigrazione italiana si concentra in prevalenza tra l'Europa (55,8%) e l'America (38,8%). Seguono l'Oceania (3,2%), l'Africa (1,3%) e l'Asia con lo 0,8%. Il Paese con più italiani è la Argentina (648.333) seguito da Germania (631.243) e Svizzera (520.713).Inoltre, il 54,8% degli emigrati italiani è di origine meridionale (oltre 1 milione e 400 mila del Sud e quasi 800 mila delle Isole); il 30,1% proviene dalle regioni settentrionali (quasi 600 mila dal Nord-Est e 580 mila dal Nord-Ovest); il 15% (588.717) è, infine, originario delle regioni centrali. Gli emigrati del Centro-Sud sono la stragrande maggioranza in Europa (62,1%) e in Oceania (65%). In Asia e in Africa, invece, la metà degli italiani proviene dal Nord. La regione che ha più emigrati è la Sicilia (646.993), seguita da Campania (411.512), Lazio (346.067), Calabria (343.010), Puglia (309.964) e Lombardia (291.476). Quanto alle province con più italiani all'estero, il record spetta a Roma (263.210), seguita da Agrigento (138.517), Cosenza (138.152), Salerno (108.588) e Napoli (104.495)».

Nel 2020, secondo il rapporto dell’AIRE,  Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, gli emigrati italiani nel mondo sono 5.288.281, con lieve prevalenza di donne, originari soprattutto da Sicilia, Campania, Lombardia, Lazio e Veneto. Ma il dato è fuorviante, perché si riferisce a presenze registrate e non di movimenti migratori veri e propri: i dati dell’AIRE vanno letti considerando che l’iscrizione è un diritto-dovere previsto non solo per coloro che lasciano l’Italia e si trasferiscono in un altro Stato per oltre 12 mesi, ma anche per i discendenti di italiani nati all’estero a cui è stata riconosciuta la cittadinanza, ovvero persone che potrebbero non essere mai state in Italia.

Ma dal 2008, col sopraggiungere della crisi economica, le partenze sono davvero riprese, dando avvio a quella che viene definita Nuova Emigrazione. Da quell’anno il numero medio di cancellazioni anagrafiche per l’estero (e quindi il numero di cittadini espatriati) aumenta costantemente, per raggiungere quota 1.260.000.

Gli emigrati italiani degli ultimi anni sono prevalentemente giovani (18-34 anni) e giovani adulti (35-49 anni), oltre la metà sono laureati. Partono soprattutto da Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Sicilia e Puglia, per raggiungere nell’ordine Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Spagna, Stati Uniti e Brasile. È però il Portogallo a registrare la crescita più significativa.

.I numeri però sono molto probabilmente sottostimati, in quanto non tutti gli espatriati effettuano prontamente la cancellazione anagrafica e la registrazione nel paese d’arrivo.

I nuovi migranti hanno spesso un titolo di studio medio-alto e alimentano la cosiddetta “fuga dei cervelli”, ma diversi dati provenienti dai consolati dei paesi di destinazione mostrano anche la numerosità di persone con titoli di studio inferiori, che cercano lavori poco qualificati.



Ullallà, è una cuccagna!

 



Dipinte in queste rive

son dell’umana gente

«Le magnifiche sorti e progressive»

Dati sulla deindustrializzazione