In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

lunedì 16 marzo 2015

50 sfumature di...

Quando eravamo piccoli, mia mamma ci accompagnava periodicamente dal barbiere. Senza sfumatura, raccomandava.
Le sfumature le incontrammo di lì a poco, nella scuola media, dove ci trovammo a che fare, senza nessuna spiegazione preventiva, con il chiaroscuro.
Lì ci accorgemmo che tra il bianco e il nero delle scuole elementari esisteva non solo il grigio, ma tutte le sue sfumature.
Anche il discorso aveva le sue sfumature e avevamo imparato a distinguere, nelle parole dei nostri professori il tono assertivo, quello ironico e quello sarcastico (che tendeva all'inflazione). La sfumatura del dubbio non l'apprendemmo e ci mancò anche quella di un'autentica affettività.
Ma a cosa corrispondesse, concettualmente una sfumatura dovevo impararlo solo al liceo. Qui, la scoperta della dialettica mi insegnò che tra tesi e antitesi c'è sempre la possibilità della sintesi e che questo ci svincolava dalla sterilità del tertium non datur della logica classica.
Facevo IV elementare, quando l'Olivetti, con il progetto Elea aveva praticamente inventato l'odierno computer. La miopia del capitale finanziario nostrano (Mediobanca) e l'abituale acquiescenza governativa ai voleri del padronato, l'avevano però fatto celermente archiviare, quindi l'irrinunciabile marchingegno , lo incontrai che ero già uomo fatto.
Del computer non possiamo fare a meno, le sue prestazioni per la velocità con cui fornisce informazioni e la quantità di informazioni che può fornire, sono imbattibili.
Ma funziona per circuiti integrati regolati da una logica binaria, ci sono solo lo zero e l'uno, il si o il no, l'aperto o il chiuso.
Quindi, mettiamoci il cuore in pace, per il computer o sarà bianco, o sarà nero. Al grigio non ci arriverà mai, non sa fare la sintesi.
Probabilmente anche il nostro cervello funziona così, ma non la nostra mente. Ciò comunque basta a far immaginare alla fantascienza che in un domani si possa fabbricare un computer che ragioni come un uomo.
Nell'attesa, è più facile fabbricare uomini che pensino come computer.
Da quando non ci sono più le mezze stagioni, cominciamo un po' tutti a ragionare con la logica binaria del computer, complice anche il tentativo (ormai fallito) di instaurare un regime bipolare (come certe malattie) che esclude ogni terzo incomodo. O forse a causa dell'eccesso di referendum che ci invitano a pensare in termini disgiuntivi: o si o no.
Persino sulla guerra dobbiamo dire si o no, senza se e senza ma, come se la guerra fascista o quella partigiana fossero la stessa cosa.
Quotidianamente applicata, questa logica accelera la dialettica dell'illuminismo che fa si che i liberatori di ieri diventino i padroni di oggi.

La macchina non può sbagliare, chi è favorevole alla famiglia gay è per la libertà, chi vuole la famiglia tradizionale è contro la libertà.
Per la vecchia logica dialettica, invece, era per la libertà chi pensava che sulla famiglia ognuno fosse libero di pensarla come voleva.
Bei tempi.