Nel racconto Zio Paperone e il tesoro sotto zero (Barks, 1957) zio Paperone si reca a un'asta dove è messo all'incanto un raro elemento dalle proprietà ancora ignote, il Bombastium.
All'asta, zio Paperone deve competere con l'emissario di Brutopia, che rappresenta, ovviamente l'URSS.
Giunto al massimo dell'offerta in denaro che può sostenere, l'ambasciatore di Brutopia offre, in soprammercato, tutti i lavandini del suo felice popolo.
Appurato che il felice popolo di Brutopia possiede in tutto 5 lavandini, Paperone si aggiudica l'asta offrendone 6.
Al di là della divertente, anche se grossolana, satira anticomunista di Barks, il racconto mostra come, fino alla fine degli anni 50 il denaro fosse equivalente alla ricchezza materiale prodotta.
Zio Paperone e le lenticchie di Babilonia, di romano Scarpa è di pochi anni dopo, 1960.
Qui, Paperone, scopertosi ghiotto di lenticchie in scatola, cucinate secondo un'antica ricetta babilonese, vuole accaparrarsene la produzione.
Ma faticherà non poco a risalire ai proprietari, inseguendo una girandola di imprese import-export che, dopo aver fatto il giro del mondo, torna al punto di partenza.
In realtà i proprietari sono i Bassotti, che non hanno nessun interesse a commercializzare il prodotto (vi hanno addirittura addizionato dell'olio di lino per renderlo sgradevole al palato), ma che guadagnano esclusivamente sui cambi valutari e riescono a reinportare il loro scatolame, rimettendolo in continua circolazione, pagandolo un po' meno del prezzo a cui lo hanno venduto.
Solo tre anni dopo il bombastium, in cui il denaro era equivalente ai lavandini, e dunque al prodotto dell'economia reale, il denaro si è già svincolato dalla produzione.
In pieno boom economico trapelano le prime avvisaglie della finanziarizzazione dell'economia.