Emigrazione italiana oggi.
Secondo il "Rapporto
Italiani nel Mondo 2011"
realizzato della Fondazione Migrantes, che fa capo alla CEI: «Gli italiani
residenti all'estero al 31 dicembre 2010 risultavano 4.115.235 (il 47,8% sono donne).La comunità italiana emigrata continua
ad aumentare sia per nuove partenze, che proseguono, sia per crescita interna
(allargamento delle famiglie o persone che acquistano la cittadinanza per
discendenza). L'emigrazione italiana si concentra in prevalenza tra l'Europa
(55,8%) e l'America (38,8%). Seguono l'Oceania (3,2%), l'Africa (1,3%) e l'Asia
con lo 0,8%. Il Paese con più italiani è la Argentina (648.333) seguito da
Germania (631.243) e Svizzera (520.713).Inoltre, il 54,8% degli emigrati
italiani è di origine meridionale (oltre 1 milione e 400 mila del Sud e quasi
800 mila delle Isole); il 30,1% proviene dalle regioni settentrionali (quasi
600 mila dal Nord-Est e 580 mila dal Nord-Ovest); il 15% (588.717) è, infine,
originario delle regioni centrali. Gli emigrati del Centro-Sud sono la stragrande
maggioranza in Europa (62,1%) e in Oceania (65%). In Asia e in Africa, invece,
la metà degli italiani proviene dal Nord. La regione che ha più emigrati è la
Sicilia (646.993), seguita da Campania (411.512), Lazio (346.067), Calabria
(343.010), Puglia (309.964) e Lombardia (291.476). Quanto alle province con più
italiani all'estero, il record spetta a Roma (263.210), seguita da Agrigento
(138.517), Cosenza (138.152), Salerno (108.588) e Napoli (104.495)».
Nel 2020, secondo il rapporto dell’AIRE, Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, gli
emigrati italiani nel mondo sono 5.288.281,
con lieve prevalenza di donne, originari soprattutto da Sicilia, Campania,
Lombardia, Lazio e Veneto. Ma il dato è fuorviante, perché si riferisce a presenze registrate e non di movimenti
migratori veri e propri: i dati dell’AIRE vanno letti considerando che
l’iscrizione è un diritto-dovere previsto non solo per coloro che lasciano
l’Italia e si trasferiscono in un altro Stato per oltre 12 mesi, ma anche per i
discendenti di italiani nati all’estero a cui è stata riconosciuta la
cittadinanza, ovvero persone che potrebbero non essere mai state in Italia.
Ma dal 2008, col sopraggiungere della crisi economica, le partenze sono
davvero riprese, dando avvio a quella che viene definita Nuova Emigrazione.
Da quell’anno il numero medio di cancellazioni anagrafiche per l’estero (e
quindi il numero di cittadini espatriati) aumenta costantemente, per
raggiungere quota 1.260.000.
Gli emigrati italiani degli
ultimi anni sono prevalentemente giovani (18-34 anni) e giovani adulti (35-49
anni), oltre la metà sono laureati. Partono soprattutto da Lombardia, Emilia
Romagna, Veneto, Sicilia e Puglia, per raggiungere nell’ordine Regno Unito,
Germania, Francia, Svizzera, Spagna, Stati Uniti e Brasile. È però il
Portogallo a registrare la crescita più significativa.
.I numeri però sono molto
probabilmente sottostimati, in quanto non tutti gli espatriati effettuano
prontamente la cancellazione anagrafica e la registrazione nel paese d’arrivo.
I nuovi migranti hanno spesso un
titolo di studio medio-alto e alimentano la cosiddetta “fuga dei cervelli”, ma
diversi dati provenienti dai consolati dei paesi di destinazione mostrano anche
la numerosità di persone con titoli di studio inferiori, che cercano lavori
poco qualificati.