In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

giovedì 17 novembre 2011

una lettera non pubblicata

[lettera a il manifesto, 6 ottobre 2011]

MODESTA PROPOSTA PER SCATENARE UNA RIVOLUZIONE RAPIDA, DEFINITIVA E GLOBALE


La manovra finanziaria varata dal Governo Berlusconi è evidentemente iniqua. Lo stipendio del dipendente statale resterà fermo per tre anni, mentre il suo padrone di casa continuerà ad applicare periodicamente l’adeguamento ISTAT.

I tre soggetti che pagheranno i costi della crisi sono: evasori fiscali, falsi invalidi, pubblico impiego. Dunque quest’ultimo è assimilato a due categorie illegali di parassiti.

Ne consegue che non solo i dipendenti pubblici devono soggettivamente sentirsi sciolti, per la manifesta disparità di trattamento, dal contratto sociale, ma che lo sono anche dal punto di vista oggettivo, perché parificati ad elementi antisociali.

Essi devono dunque prenderne atto e procedere al compito storico a cui immeritatamente sono stati chiamati: scatenare la rivoluzione.

Si propone qui di seguito un metodo facile, indolore, efficace e globale, giusto, anche divertente - per alcuni aspetti di paradosso – e pur tuttavia responsabile.

Facile. Stabilito il giorno dello sciopero generale della categoria, in luogo dei tradizionali cortei rituali, verranno organizzate disciplinate code dei lavoratori davanti alle banche in cui essi hanno il loro conto corrente, con lo scopo dichiarato e manifesto di chiudere tali conti.

Indolore. Tale decisione non comporta alcun danno per la grande maggioranza dei lavoratori che deposita in banca, per abitudine - o per comodità di poco conto - uno stipendio destinato allo stillicidio completo, o produttivo di un risparmio irrisorio. Non solo, in tempi grami potrà essere vantaggioso: infatti se un creditore impaziente volesse rivalersi su uno stipendio, potrà farlo solo con procedure che comportano un automatico rateizzo (prelievo del quinto), ma una volta depositato sul c/c, lo stipendio, divenuto automaticamente risparmio, è pignorabile in toto.

Efficace e globale. Nell’arco di una mezza giornata fallirà il sistema bancario nazionale e nel volgere di 72 ore lo seguirà il resto della finanza mondiale.

Giusto. Un’interessata pruderie ha di recente sostituito il termine risparmiatore a quello più corretto di speculatore. Con l’evocare l’immagine di parsimoniose ed innocue vecchiette, si vuole ovviamente stornare il sospetto che ci siano dei veri responsabili della crisi. In ogni caso il fallimento del sistema finanziario mondiale li colpirà inesorabilmente, comunque li si voglia chiamare.

Divertente. Di norma le rivoluzioni comportano l’uso del coraggio e della forza dei rivoluzionari. In questo caso, però, si utilizzerà la vigliaccheria e la forza dei controrivoluzionari. Infatti, allorquando accenneremo a mettere in atto il nostro proposito, subito saremo preceduti da reddittieri, evasori, elusori, speculatori, strozzini e profittatori di regime, che si affanneranno, onde mettere al sicuro un bottino ormai inutile, a scannare la vacca che di norma mungevano.

Responsabile. Ci ritroveremo di certo tra macerie, e questo sarà lo spauracchio che verrà agitato – anche a sinistra – da miopi o ipocrite vestali. Ma è uno spauracchio fasullo. L’attuale politica del tirare a campare, dragando le risorse e comprimendo progressivamente i ceti e i popoli più deboli, ha infatti limiti fisici che non permettono di andare oltre il prossimo quinquennio.

Poi, l’unica soluzione sarà la guerra e ci ritroveremo così tra ben peggiori macerie, tutti con almeno un morto da piangere.

Se invece assumiamo la prospettiva di farla finalmente finita con quella diabolica sopravvivenza medievale che è il sistema bancario internazionale, ci ritroveremo senza cartamoneta, ma ancora col bisogno di mangiar pane, curare i malati, seppellire i morti, imparare a leggere, ascoltare una canzone … Ci resterà, insomma, la ricchezza concreta e insopprimibile del lavoro, per il quale ci ingegneremo a trovare più ragionevoli strumenti di scambio.

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