Piero Calamandrei e la classe dirigente
L'esorcismo antiberlusconiano ha trovato formula canonica nell'esecrazione del populismo, notte buia in cui tutte le vacche sono nere.
Sotto le speci della società civile si fa avanti la borghesia, soprattutto quella piccina, fingendo di non aver mai governato, e di tornare da un esilio all'estero.
Si moltiplicano manifesti e proclami in un clima incerto: siamo quasi all'8 settembre, ma c'è chi pensa di essere al 25 aprile; altri, invece, parodiano radiose giornate di un lontano '19.
Nell'estate del 1946 [I primi passi, "Il ponte" n. 7-8], così scriveva Calamandrei:
La grettezza, la cecità, l'egoismo, la irragionevole ed invidiosa pavidezza dei cosidetti ceti medi hanno avuto nelle recenti elezioni clamorosa conferma: la repubblica è stata assicurata dalla volontà e dalla saggezza del popolo più umile, che è riuscito a imporsi alla tremante insensibilità morale della classe colta e benestante. Basta, per persuadersene, fare un calcolo comparativo dei voti dati alla monarchia nelle varie sezioni elettorali di una stessa città: la differenza di percentuale tra le sezioni dei quartieri "borghesi" e quella dei rioni operai è istruttiva.
L'intuito popolare, dunque, sa farsi beffe, al momento opportuno, delle lusinghe populiste e anche tra i bassi di Napoli non pochi hanno risposto di no al paternalismo monarchico di Achille Lauro.
Ma, intanto, la gran massa della borghesia dov'era? Latitava, in preda ad uno dei tanti periodici ribrezzi per la sporcizia della politica (non siamo contro il parlamento, ma contro questo parlamento, non siamo contro la costituente, ma contro questa costituente, non siamo contro i partiti, ma contro questi partiti). Ribrezzo che è, esso stesso, una precisa scelta politica.
Non dimentichiamo - prosegue Calamandrei - che questo spavaldo e stolto disprezzo della politica ... significa in sostanza servile nostalgia della dittatura.
Il referendum istituzionale è quindi anche la definitiva rescissione del cordone ombelicale che ancora collega con la recente esperienza fascista.
Ma l'Italia che ha sentito questa esigenza - conclude Calamandrei - è stata (bisogna riconoscerlo) sopra tutto l'Italia del popolo lavoratore, non l'Italia della borghesia colta e benestante.
Nei momenti cruciali, la soluzione giusta è quella che tiene conto del conflitto di classe e sa indicare una linea di massa per la risoluzione delle contraddizioni.
Critica al Manifesto per un nuovo soggetto politico
Ma l'Italia che ha sentito questa esigenza - conclude Calamandrei - è stata (bisogna riconoscerlo) sopra tutto l'Italia del popolo lavoratore, non l'Italia della borghesia colta e benestante.
Nei momenti cruciali, la soluzione giusta è quella che tiene conto del conflitto di classe e sa indicare una linea di massa per la risoluzione delle contraddizioni.
Critica al Manifesto per un nuovo soggetto politico
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