Pochissimo tempo è passato da quando la mia città fu profondamente scossa dal suicidio di Carolina, una ragazzina di soli 14 anni.
Quando si riesce a sventare un atto del genere, è di norma un ricovero in psichiatria, dove, con colloqui e - all'evenienza - farmaci, si cerca di far superare il problema, o i problemi, che sono alla base della scelta disperata.
Chiunque lo vorrebbe, per il proprio figlio, per amici e conoscenti, ma anche per tutti quegli sconosciuti che sempre più di frequente approdano a questo esito estremo.
Eppure, chi sceglie il suicidio, decide qui e ora, reagendo a una situazione esistenziale che sta sperimentando.
Viceversa, con il testamento biologico, si decide ora per dopo, nella prospettiva di una situazione di esistenza non sperimentata e conosciuta solo dall'esterno.
Ma al senso comune, il paragone non calza: una cosa, infatti è suicidarsi in piena salute e in età ancora vigorosa, altra scegliere l'eutanasia in vecchiaia o in presenza di una malattia.
Benissimo, abbiamo così stabilito una cosa: quell'atto che si gabella come scelta soggettiva da rispettare, diventa rispettabile solo in presenza di una situazione oggettiva.
L'oggettivazione della qualità della vita, non è senza implicazioni, con questa ulteriore reificazione, si affida infatti alla scelta individuale, l'abominevole questione delle vite non degne di essere vissute, che fu asserzione programmatica dell'eugenetica nazista. .
Ma è una scelta volontaria, si affanneranno a dire i sostenitori dell'idea.
Volontaria, o no la scelta, è comunque - in prima istanza - l'affermazione di un principio: ci sono certe vite che possono essere interrotte.
Non tutte, certo, ma solo quelle di chi è troppo vecchio o troppo malato.
Lasciate che si affermi un principio simile, e poi vedrete, nelle accelerazioni delle crisi economiche o nell'economia di guerra, quanto resterà volontaria la scelta.
Non sarebbe del resto la prima volta che una sinistra borghese e positivista apre delle porte che poi l'estrema destra provvederà a spalancare.
Quando cominciò, nella Germania di Hitler, la sistematica eliminazione dei minorati psichici, lo si fece sulla scorta del lavoro scientifico di una intera generazione di psichiatri e neurologi progressisti.
In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)
giovedì 23 maggio 2013
mercoledì 1 maggio 2013
tiro al bersaglio
L'idiozia, la pigrizia e la malafede dei nostri giornalisti, convinti che il modello di stampa più adatto al paese sia quello dei rotocalchi per donne di servizio, degli anni '50, fa si che i commenti sulla sparatoria di Montecitorio si concentrino sulla figura umana del carabiniere ferito, sulle sue disavventure, i suoi affetti famigliari, la sua domestica abitudine a dar del ladro al politico visto in televisione.
Si vuole convincere l'opinione pubblica che si sia scelto il bersaglio sbagliato, forse senza rendersi conto che così facendo, si sottintende che ci siano bersagli giusti.
Bene, facciamo un passo indietro di qualche giorno e poniamo il caso che il pistolero, anticipato il raid e imbattuttosi in Franceschini, che si rifocillava, l'avesse crivellato di colpi.
Naturalmente, anche in questo caso la stampa si sarebbe profusa in dati e biografici e politici che avrebbero dimostrato la scelta sbagliata del killer.
Ma - forse con toni più centrati sull'umanità, che sulle benemerenze politiche - la stessa conclusione ci sarebbe stata anche nel caso in cui, per un colpo di fortuna, lo sparatore avesse inviato al creatore Scilipoti.
Il bersaglio giusto è quindi come l'albero per impiccar Bertoldo, gira e rigira, non lo trovi mai.
Questo naturalmente è vero, perché né il carabiniere, né Franceschini, né Scilipoti sono il potere odioso che avvelena la vita di tanti.
Ma è anche vero che sia il corpulento parlamentare del pdl, sia il più ieratico deputato del pd, che, purtroppo, il povero carabiniere, di quel potere sono i simboli.
E non c'è niente da fare, quando si arriva al punto di rottura, sia esso esito di patologie individuali, o di irreversibile rottura del patto sociale, i palesi simboli in carne e ossa fanno le spese degli errori e dei delitti di un potere occulto e impersonale. Volano gli stracci.
Fu così da sempre, e il pensiero corre agli esordi, finanziati e armati dalla CIA, della vittoriosa rivoluzione telebana, quando i mujadin uccidevano medici condotti e maestre, identificando nelle vaccinazioni e nell'alfabetizzazione il blasfemo potere filosovietico.
Anche qui si corre seriamente il rischio che la furia si abbatta su forze dell'ordine, ufficiali giudiziari e impiegati comunali, e i predicozzi morali e le mozioni degli affetti si riveleranno inefficaci esorcismi.
Chi si è assunto le responsabilità di frustrare, con cavillosi argomenti notarili, le speranze di rinnovamento che il popolo sente legittime, si assumerà anche la responsabilità di tutto ciò che accadrà.
Iscriviti a:
Post (Atom)