In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

martedì 17 gennaio 2012

avevamo più autostrade che treni, adesso vogliamo più taxi che autobus

Queste sono le cifre:
Dublino, 11.299 taxi per un totale di 1.186.159, quindi 9,5 mezzi ogni mille abitanti;
Milano, 1.336.879 abitanti e 4.900 taxi ha 3,7 veicoli ogni mille abitanti;
Barcellona, 10.482 taxi per un totale di 3.047.643 abitanti, quindi 3,4 taxi ogni mille;
Madrid con 4.961.732 abitanti e 15.646 taxi conta 3,1 vetture ogni mille abitanti;
Londra che con i suoi 7.512.400 abitanti e 21.681 di ‘cab’ ha 2,9 taxi ogni mille persone;
Roma, 2.774.625 abitanti e 7.800 taxi conta 2,8 vetture ogni mille persone;
Parigi che con i suoi 6.164.238 mln di abitanti e 15.500 vetture conta 2,5 taxi ogni mille persone;
New York: 8.175.133 abitanti , i taxi sono quasi 14.000 , 1,8 per mille;
Berlino con 3.406.780 abitanti e 6.587 ‘auto gialle’ conta 1,9 tassisti ogni mille abitanti;
Bruxelles: 1.067.162 abitanti e 1248 vetture, cioè 1,2 taxi ogni mille persone. 
Come si vede la densità dei taxi, nelle grandi città italiane, è già tra le più alte del mondo.
Milano è battuto solo da Dublino (e sappiamo che aria tira in Irlanda) e Roma batte New York.
Eppure il governo dei professori ha il chiodo fisso dei taxi. Ne vuole di più.
D'altronde i professori sanno le cose e noi no. Noi ci figuravamo che bisognasse fare la tassa sui grandi patrimoni: sciocchezze, ci hanno detto con pazienza, rende poco. Noi ci immaginavamo un inasprimento delle sanzioni agli esportatori di capitali fraudolenti, non è leale, ci hanno ribattuto. Noi vagheggiavamo una riduzione dei compensi dei parlamentari, e ci hanno fatto osservare che deve provvedervi il parlamento. Volevamo gli accordi fiscali con la Svizzera, e ci hanno spiegato che era una procedura grossolana.
Insomma, non ne abbiamo imbroccata una. Non essendo professori ci eravamo incaponiti di cercare i quattrini nelle tasche dei ricchi, mentre bisognava andarle a prendere in quelle dei pensionati, dei precari e dei cassaintegrati.
Adesso ridiamo, della nostra ignoranza, che ci faceva almanaccare proposte ridicole e un po' classiste, quando l'equa soluzione del problema era lì sotto gli occhi di tutti: libertà di licenziamento e moltiplicazione dei taxi!
Una volta che ci hanno suggerito la risposta, anche a noi, che professori non siamo, appare chiaro come i due provvedimenti siano funzionalmente complementari.
Come a New York, l'operaio ultracinquantenne, licenziato senza giusta causa, avrà un piccolo risarcimento che, unito alla liquidazione, lo farà entrare nel mondo degli affari.
Come? Ma comprando una licenza di taxi, diamine!
Ma non si ferma lì, proprio come a New York, l'ingegnosa ricetta del professor Monti andrà a risolvere un terzo problema, quello dell'immigrazione.
Infatti, come nella grande mela, questi tassisti improvvisati, che partono già un po' indebitati e si fanno una concorrenza spietata, dopo un po' falliscono.
Le loro licenze vengono rilevate – al prezzo consueto in questi casi disgraziati, da un risparmiatore, che le noleggerà, a strozzo, a un malcapitato filippino o cingalese.
In America, dove in fatto di libertà sono avanti, funziona già così. Il cingalese ha la libertà di guidare 12 o 15 ore al giorno e di pagare 150 dollari quotidiani a chi gli noleggia la licenza.
I giorni in cui lavora in perdita non si contano, ma gente disposta a vendere le rose nelle pizzerie, deve avere certamente degli ottimi trucchi per far quadrare il bilancio.
Il professor Monti assesterà così un ulteriore colpo alla rendita!

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