In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

martedì 17 novembre 2015

LAICISMO ARABO E LUNGIMIRANZA OCCIDENTALE 1

L'Iran di Mossadeq

Nel 1951 Mohammad Mossadeq giunse al potere col progetto di stabilire una concreta democrazia e d'instaurare una monarchia costituzionale. Mossadeq fu eletto Primo Ministro all'unanimità per la sua nota avversione al rinnovo della concessione petrolifera dell'Anglo-Iranian Oil Company del 1933.
Mossadeq procedette subito a nazionalizzare l'industria iraniana degli idrocarburi, che era allora sotto il pieno controllo del Regno Unito. La reazione inglese fu molto dura e ne scaturì la crisi di Abadan, un accanito confronto, durato tre anni, nel corso del quale le potenze europee boicottarono il petrolio della Persia. Quest'ultima, fin dall'inizio commise la grave leggerezza di ritenere che gli Stati Uniti, che non avevano interessi nella Anglo-Iranian Oil Company, avrebbero sostenuto il suo piano di nazionalizzazione. La posizione degli Stati Uniti d'America nella crisi di Abadan registrò invece un'involuzione, passando lentamente da un chiaro sostegno a Mossaddeq, accompagnato da un invito a trovare una soluzione di compromesso con il Regno Unito, a un progressivo allineamento con le posizioni di Londra.
Nonostante l'aperta contrarietà di Mosaddeq per il socialismo, Winston Churchill – assolutamente determinato a difendere gli interessi britannici nel Vicino Oriente – denunciò agli USA che Mosaddeq non era in grado di gestire un Paese in preda al caos e che stava "progressivamente propendendo verso il comunismo". In piena guerra di Corea Washington temeva che Mossadeq stesse involontariamente aprendo la porta ad una penetrazione dell'Unione Sovietica. In quel periodo di Guerra fredda caratterizzato da forti paure, non sempre sensate, l'America finì per accettare i piani britannici per far cadere Mossadeq. Londra chiese aiuto a Washington perché nell'ottobre 1952 Mossadeq aveva chiuso l'Ambasciata britannica. D'altro canto, Mossadeq si era indebolito sul piano interno, perché aveva perso anche il sostegno del "clero" sciita, allora guidato dall'ayatollah Kashani, che non gradiva le sue riforme sociali.
Sotto la direzione di Kermit Roosevelt, Jr., un esperto dirigente della Central Intelligence Agency (CIA) e nipote del presidente statunitense Theodore Roosevelt, la CIA e il britannico Secret Intelligence Service (SIS) organizzarono un'operazione coperta, l'Operazione Ajax,  per deporre Mosaddeq con l'aiuto delle forze armate leali allo Scià e sostituirlo con il generale Fażlollah Zahedi. Sebbene il piano fosse ben coordinato e pianificato, il colpo di Stato fallì, inducendo lo Scià a cercare rifugio a Baghdad e poi a Roma.
La resistenza dei nazionalisti e il sostegno di cui godevano nel paese era stato sottovalutato dagli organizzatori del colpo di Stato. Entro breve tempo, comunque, i lealisti sostenuti dagli anglo-americani la spuntarono. Ad una grande manifestazione pro-Mossadeq alla notizia dello sventato colpo di Stato, seguì l'indomani una grande manifestazione contro Mossadeq e in favore dello Scià sostenuta anche dal clero sciita militante guidato dall'ayatollah Kashani. Partita dal Bazar di Teheran la manifestazione fu rinforzata da reparti militari e carri armati che diedero l'assalto alla residenza di Mossadeq. Il sovrano poté quindi fare ritorno a Teheran, Zahedi fu nominato Primo ministro e Mossadeq, dopo un processo farsa, fu condannato a morte. Lo Scià commutò in seguito la condanna in esilio e arresti domiciliari perpetui.

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