In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

venerdì 1 febbraio 2013

perché Vendola mi ha stufato

Sono stufo del suo tono da predicatore. I predicatori sono una brutta razza, hanno la verità rivelata e guardano dall'alto in basso, elargendo pelosa carità, i poveracci che si fanno dominare dalla fame, dalla sete e dal freddo e che pretendono, magari, di rovesciare l'ordine economico, quando, a quanto pare,  è sufficiente scalzare quello simbolico.
Oggi, 1 febbraio, sulle colonne de il manifesto, Nichi si toglie l'elmo.  
Sempre meglio di Berlusconi, che appena può cerca subito di levarsi le mutande, diranno subito i garruli tifosi della sinistra-qualsiasi-cosa-essa-sia, eternamente mobilitati nel derby contro l'Anticristo,
Invece, è un atto simbolico, ma un atto simbolico esclusivamente casalingo, perché sullo scenario internazionale, Vendola sa benissimo, che il suo eventuale governo con Bersani sarà in continuità con le politiche che hanno accumunato centrodestra e centrosinistra, cioè guerre ribattezzate, con poco senso del ridicolo, come missioni di polizia o (addirittura) di pace.
Il prossimo governo, dunque, continuerà a fare la pace bombardando e con l'elmetto convenientemente calzato. A tal riguardo, Nichi dovrà accontentarsi - per gli accordi sottoscritti - del diritto di mugugno.
Ma il punto non è questo, non mi importa quello che Vendola non potrà fare, mi importa quello che può (e sa) fare.
La sua prosa è programmatica.
Egli si rivolge alle donne e agli uomini, dunque non alla gente (astrattamente tutta uguale), come fa la destra, né ai lavoratori (sinteticamente asessuati) della sinistra d'antan.
La formula è corretta e sarebbe apprezzabile, se non fosse diventata doverosa.
Non c'è discorso di politico di sinistra che non l'ostenti come un distintivo. 
Questo rituale si fonda su una verità che ha le caratteristiche dell'evidenza e ogni epoca ne ha avute, ammonendo con un imperioso giù il cappello! i riottosi.
Or bene, questa deriva retorica della formula, me l'ha fatta venire in uggia. Ma che abbia rotto le balle a me, che sono notoriamente un malmostoso e bastiancontrario, amen; il fatto è che anche chi è alla disperata ricerca di un lavoro, chi si è visto tagliare i fili della luce, chi è sotto sfratto, mastica amaro nell'ascoltare queste parole d'ordine che sembrano mettere in second'ordine, come problemi più sociologici che politici, il loro scontro diretto con il capitale, privilegiando, come fulcro della lotta, la ricomposizione idealistica dell'armonia del creato.
C'è da scommettere che anche molte donne rinuncerebbero volentieri a questa affermazione simbolica d'attenzione, preferendo più concrete risposte a situazioni che offrono davvero poco margine alla speculazione semantica.
Se poi volessimo infierire, si potrebbe dire che nella canonicità della formula (mai dire, per carità, gli uomini e la donne) risuona, goffo, quel prima le signore, che ci riporta dritti dritti al maschilismo paternalista dell'Ottocento.
Le intenzioni, certamente, sono diverse, ma chi gioca con i simboli dovrebbe sapere che non se ne rovescia il significato lasciandoli immutati. 
Chi simpatizza per Vendola non mancherà di pensare che sto facendogli le pulci sulle forme, trascurando la sostanza delle sue proposte. Ma qui sta il punto, le proposte di Vendole si riducono a fittizzie sovversioni dell'ordine simbolico del linguaggio, non esenti da un pizzico di malafede.
Ritornando al suo articolo, ad esempio, leggiamo che in politica egli rifiuta il concetto di nemico, preferendo la più morbida nozione di avversario. A parte il fatto che, non trattandosi di una partita di tennis, può ben darsi il caso, e spesso si dà, in politica, dello scontro di interessi contrapposti e non integrabili, da cui dipende la sopravvivenza dell'una o dell'altra parte, Vendola sa benissimo che, quando chiama al voto utile, fa per l'appunto ricorso alla nozione di nemico da battere a tutti i costi.
La verità, Vendola ce la dice tra le righe, quando, nelle conclusioni dell'articolo, rivela che il suo punto di riferimento internazionale è Hollande.
E' una scelta di campo: con i socialisti francesi contro il front de gauche, con il PASOK contro Syriza. 
Nichi sceglie questa poco entusiasmante compagnia di socialdemocratici ben integrati con la finanza internazionale, perché quello che gli lascerà fare Bersani (con la complicità del massone cattolico Monti, per ridurre alla ragione Franceschini & Co.) è proprio quello che prova a fare Hollande: matrimonio per tutti e cittadinanza per i figli degli immigrati. 
Su tutto il resto: fiscal compact, pensioni, lavoro, grandi opere e missioni militari, parlerà contro, ma voterà a favore.
Cercherà, dunque, di compensare sul piano simbolico dei diritti civili la disfatta concreta sul piano dei diritti sociali.
E' il trucco usato da Zapatero prima di sparire dalla scena politica.
Ma non è soltanto una tattica sbagliata, è anche una strategia fallimentare, perché si rinuncia ad unire in nome dei bisogni, per dividere in funzione delle idee.  

 
   


  

 

 

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