In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

giovedì 24 gennaio 2013

voto utile

Quando ero ragazzo le persone più intelligenti erano di sinistra. 
Quando ascoltavi una persona particolarmente brillante, potevi scommettere, quasi sul sicuro, che fosse schierata a sinistra: vincevi nove volte su dieci.
Da qualche tempo, quando sento parlare, non dico un cretino - ma quasi - che con frasi fatte, credendosi di dire chissachè, reitera per un'ennesima volta le ormai stucchevoli ragioni di  un neo conformismo dai risvolti moralisti un po' beceri, scopro, nove volte su dieci, che è di sinistra.
Perché, poi, si creda di sinistra è abbastanza un mistero. In genere perché Berlusconi va a puttane, o perché è andato al governo per fare i suoi interessi, a differenza, per esempio, di Lamberto Dini o di Giuliano Amato, che invece, animati da autentico spirito di servizio, hanno tagliato drasticamente tutte le pensioni, esclusa la propria.
Si capisce che sono dei border line dell'oligofrenia quando al bar, con l'aria saputa di chi accede a informazioni di prima mano - se non addirittura spacciandole per frutto speculativo delle loro notti insonni - se ne escono con affermazioni che, nella loro ingenua immaginazione, dovrebbero lasciare tutti a bocca aperta, tramortiti da un formidabile ko dialettico.
Non valutano, i poverini, che le geniali primizie di cui stanno facendo dono agli astanti, sono di norma repliche di spezzoni di dibattito televisivo, dei quali tutto l'uditorio è altrettanto edotto.
Il più recente cavallo di battaglia di questi opinionisti da caffè è, naturalmente, il voto utile.
Dietro questo slogan, c'è una concezione dell'appartenenza politica modellata sugli schemi del tifo calcistico.
Il confronto politico è ridotto a un derby, nel quale si sta da una parte, o dall'altra.
Essere di sinistra non significa quindi più avere determinati ideali, o desiderare determinate cose, ma schierarsi con chi, nella partita, indossa la maglia opportuna.
A perfezionare il clima da Coppa Rimet, il mito della governabilità, cioè l'aspirazione del suddito ad essere governato in luogo della volontà del cittadino di essere rappresentato.
Liquidata questa fisima novecentesca, si può tranquillamente chiedere a una parte del paese di votare per chi dichiara esplicitamente di non volerla rappresentare.
Confidando nella fortuna, si spera di doppiare i marosi di una terribile crisi economica, lasciando senza rappresentanza i ceti sociali più esposti.
E' un azzardo avventurista che rischia di mettere in pericolo la tenuta del sistema democratico.
L'unico voto utile è quello che ti rappresenta.  
   


   


  
   

 

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