In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

domenica 21 aprile 2013

un nuovo cimitero delle macchine



Il Partito Democratico – quello, per intenderci, che voleva fare il progresso scientifico con la Binetti, quello che a momenti, per dirla con Fassino, aveva una banca, quello che, per dirla con Mussari, una banca ce l'aveva già e noi ne pagheremo i debiti – si è apparentemente suicidato nella notte dei lunghi coltelli delle elezioni presidenziali.
Nella torbida e cinica operazione di killeraggio di Marini, prima e di Prodi, poi, non si è consumata una lotta tra diversi visioni del mondo – quelle si fanno nobilmente a viso aperto – ma una guerra disperata su interessi ben concreti.
Bisogna partire da qui, dal fatto che la parte preponderante dei dirigenti di quel partito è in realtà costituita da commessi di grandi interessi economico-finanziari, per capire l'immonda farsa che ha travolto, in 48 ore, la storia e la cultura politica di un partito e ha, al tempo stesso, umiliato e deluso le residue speranze di un popolo maltrattato e stanco.
Da qui bisogna partire per capire, anche, che il pd, comunque, non morirà, giacchè non muoiono gli interessi, spesso inconfessabili, di cui si è fatto lobby.
Assisteremo perciò a un rimescolamento di carte e una parte del partito per cui hanno ancora votato lavoratori e pensionati, capitanato da un giovane sindaco finanziato da capitali esodati, si associerà agli impiegati di Goldman Sachs che commissariano il Paese, su mandato dei loro padroni, con unanime approvazione dei media, ma scarso consenso popolare. A loro si aggiungerà quella parte di straccioni del pdl che incomincia a pensare che l'osannato benefattore di un tempo cominci a puzzare troppo.
Ma gli altri, cosa faranno?
Fortunatamente i padroni programmano e prevedono per tempo, e per i rimasugli di sinistra di un partito che ha comunque fatto loro degli ottimi favori, hanno provveduto, prima ancora che ce ne fosse bisogno, a fabbricare un leader: Fabrizio Barca.
Al nuovo leader prefabbricato, si aggiungerà Vendola e il suo partitino liberal, più preoccupato del riconoscimento delle differenze, che della lotta alle disuguaglianze.
Alla disperata ricerca di un reddito per i residui del loro apparato, si infileranno nel nuovo contenitore anche Ferrero e Diliberto, magari portandosi dietro Ingroia, e può anche darsi che pure Di Pietro voglia dare il suo contributo.
Sulla carta, l'operazione potrebbe riuscire, ci sono abbastanza coglioni che, avendo votato pd fino a ieri, sono disponibili, per qualche anno, a votare il nuovo intruglio.
Ma per chi aspira a vivere dignitosamente di un salario o di uno stipendio, non ne verrà fuori niente di buono.

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