Il Partito Democratico –
quello, per intenderci, che voleva fare il progresso scientifico con
la Binetti, quello che a momenti, per dirla con Fassino, aveva una
banca, quello che, per dirla con Mussari, una banca ce l'aveva già e
noi ne pagheremo i debiti – si è apparentemente suicidato nella
notte dei lunghi coltelli delle elezioni presidenziali.
Nella torbida e cinica
operazione di killeraggio di Marini, prima e di Prodi, poi, non si è
consumata una lotta tra diversi visioni del mondo – quelle si fanno
nobilmente a viso aperto – ma una guerra disperata su interessi ben
concreti.
Bisogna partire da qui,
dal fatto che la parte preponderante dei dirigenti di quel partito è
in realtà costituita da commessi di grandi interessi
economico-finanziari, per capire l'immonda farsa che ha travolto, in
48 ore, la storia e la cultura politica di un partito e ha, al tempo
stesso, umiliato e deluso le residue speranze di un popolo
maltrattato e stanco.
Da qui bisogna partire
per capire, anche, che il pd, comunque, non morirà, giacchè
non muoiono gli interessi, spesso inconfessabili, di cui si è fatto
lobby.
Assisteremo
perciò a un rimescolamento di carte e una parte del partito per cui
hanno ancora votato lavoratori e pensionati, capitanato da un giovane
sindaco finanziato da capitali esodati, si associerà agli impiegati
di Goldman Sachs che commissariano il Paese, su mandato dei loro
padroni, con unanime approvazione dei media, ma scarso
consenso popolare. A loro si aggiungerà quella parte di straccioni
del pdl che incomincia a pensare che l'osannato benefattore di un
tempo cominci a puzzare troppo.
Ma
gli altri, cosa faranno?
Fortunatamente
i padroni programmano e prevedono per tempo, e per i rimasugli di
sinistra di un partito che ha comunque fatto loro degli ottimi
favori, hanno provveduto, prima ancora che ce ne fosse bisogno, a
fabbricare un leader: Fabrizio Barca.
Al
nuovo leader prefabbricato, si aggiungerà Vendola e il suo partitino
liberal, più preoccupato del riconoscimento delle differenze,
che della lotta alle disuguaglianze.
Alla
disperata ricerca di un reddito per i residui del loro apparato, si
infileranno nel nuovo contenitore anche Ferrero e Diliberto, magari
portandosi dietro Ingroia, e può anche darsi che pure Di Pietro
voglia dare il suo contributo.
Sulla
carta, l'operazione potrebbe riuscire, ci sono abbastanza coglioni
che, avendo votato pd fino a ieri, sono disponibili, per qualche
anno, a votare il nuovo intruglio.
Ma
per chi aspira a vivere dignitosamente di un salario o di uno
stipendio, non ne verrà fuori niente di buono.
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