In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

sabato 2 novembre 2013

partito laico e orientamento culturale

Nel partito comunista potevano entrare atei e credenti.
Questo comportava che sulla questione dell'atteggiamento nei confronti di dio non si aprisse un dibattito e non si inquisisse sul diritto dei compagni di andare o non andare a messa.
Nel vecchio partito comunista c'era chi era iscritto alla società protettrice degli animali e chi andava a caccia.
Anche questo comportava che non si aprisse un dibattito sull'atteggiamento nei confronti degli animali e non si inquisisse sul diritto della gattara di nutrire i randagi o su quello di portare i bambini al circo.
Non era un compromesso vergognoso, ma l'esatta applicazione del principio che John Locke aveva posto, nel 600, come condizione del superamento delle guerre di religione: il laicismo.
Il vecchio partito comunista era dunque laico e non sposava alcuna filosofia. A metà degli anni '70 prese piede una nuova parola d'ordine: il personale è politico.
Era una formulazione integralista che sarebbe stato meglio lasciare ai Mormoni o ai Salafiti.
E fu l'inizio della fine.

Il fatto che il PCI fosse laico, non significava che vi mancasse il dibattito teorico. Sulla rivista Società, diretta da Ranuccio Bianchi Bandinelli, tutte le più varie questioni culturali e scientifiche venivano discusse, talvolta anche aspramente, ad altissimo livello.
Le questioni rimbalzavano poi su Rinascita e sulla terza pagina dell'Unità. Alcuni argomenti venivano opportunamente divulgati da Il Calendario del Popolo.
Il partito non aveva una linea culturale ufficiale, ma si riservava un'utile funzione di orientamento.


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