Sul
numero 2956 di Topolino (24
luglio 2012) c'è un'interessante
descrizione della Grecia, dove zio Paperone – che ha probabilmente contribuito a rovinarla con qualche ardita speculazione – si reca per concludere affari a buon prezzo.
La
Grecia immaginaria che qui è delineata non è frutto
della fantasia americana, la storia, infatti, è tutta italiana e forse – e ciò va a a difesa degli autori – anche l'idea di Grecia che qui si racconta è in realtà un'immagine, neanche troppo deformata del nostro paese.
Si comincia con le linee aeree scalcagnate:
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Non
so dire come siano nella realtà le linee aeree greche, ma
l'
odissea della nostra compagnia di bandiera è nota e negli stessi giorni in cui questo giornalino andava in edicola, la nostrana Windjet falliva, lasciando a terra economi vacanzieri.
Sul
vettore, un'immagine datata dell'oriente:
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Treni
di terza classe, con galline e capre, sono sempre state
le icone dell'oriente islamico trasmesse dalla sensibilità colonialista anglosassone. Sono, in realtà, immagini da molto tempo non più contemporanee neppure nell'Africa nera.
Notiamo,
però, che la nostra memoria conserva tracce di scenari
simili in ambientazioni nazionali (meridione e isole), elemento rivelatore delle modalità di colonialismo interno con cui si è condotta, fino ad epoche assai recenti, l'epopea di unificazione nazionale.
Anche
altri servizi pubblici lasciano a desiderare:
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Mi
chiedo quante cabine del telefono ci siano, mettiamo, a
Lampedusa. Quelle della mia città sono pochissime e corredate di un cartello che preavvisa la loro imminente demolizione.
Quanto
a età e manutenzione degli autobus, noto che questa,
purtroppo, è la sola analogia tra il capoluogo di provincia del nord, in cui vivo, e la, seppure immaginaria, isola dell'Egeo
.
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Sull'isola,
Paperone si imbatte in un funzionario pubblico propenso
a favorire piccoli traffici privati: |
In
Grecia sarà certamente così, ma il binomio familismo-corruzione
è citato come parola chiave in tutte le analisi sul declino italiano.
Quanto
al declino greco, stranamente De Paperoni, che fa
certamente parte di Bildemberg e Trilaterale – e in ben altro ruolo rispetto alle funzioni impiegatizie della nostra aristocrazia accademica – non ne conosce in anticipo le ragioni, si limita a constatare: |
Ma
la chiave del mistero è semplice, disoccupati o fannulloni,
i giovani (e gli anziani) dell'isola si fanno vivi solo al momento giusto: |
Si
ostinano, dunque, a vivere al di sopra delle loro possibilità,
gozzovigliando e dandosi alla pazza gioia. |
Sono
le cicale d'Europa. Ma alla fine conquistano anche l'austero
papero. |
Perché
poi, i padroni del mondo sono così, e si affezionano, come
le signorine inglesi dell'altro secolo, a questi posti un po' selvatici, ma tanto pittoreschi, e ci vanno volentieri in vacanza. In Grecia come da noi.
Certo
è che qualche comodità in più bisognerà procurargliela, per
restare sul mercato: la prostituzione infantile, ad esempio, dove qualche passo avanti l'abbiamo fatto, ma soffriamo ancora la concorrenza di paesi in cui si è vinta, isolando certe posizioni conservatrici, la battaglia sul costo del lavoro.
Sul
prossimo numero del settimanale, speriamo dunque di leggere
qualcosa che propizi ulteriori conquiste comunitarie e globali: Zio Paperone e le marchette del Pulcino Pio, andrebbe benissimo. |
In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)
venerdì 11 gennaio 2013
graecia capta ferum victorem cepit
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